Lettera ai bambini.

“Siete rimasti senza scuse e noi siamo rimasti senza più tempo.”

GRETA THUNBERG

Perdonateci, perché non sappiamo quello che facciamo.

È inutile continuare a cercare colpevoli, la responsabilità è solo nostra.

La società siamo noi, noi genitori, noi lavoratori, noi mancati politici, noi tuttologi, noi opinionisti.

Perdonateci, perché abbiamo urlato all’emergenza senza riuscire a comprendere cosa fosse veramente vitale salvaguardare e cosa no.

Ad un certo punto, ha prevalso il dovere e dietro questa parola sono state nascoste tutte le limitazioni, le frustrazioni e le paure di noi adulti, che ci siamo scoperti incapaci a cambiare strada, a uscire da convinzioni vuote ed egoistiche.

Abbiamo salvato gli schemi.

Abbiamo salvato l’economia.

Abbiamo onorato i “Grandi” che nel frattempo ci hanno lasciato, organizzando cortei ma chiudendo i luoghi a loro più cari, i luoghi in cui la loro arte poteva deflagrare arricchendo gli spettatori.

Abbiamo giudicato essenziale un certo tipo di scuola, un certo tipo di economia, un certo tipo di lavoro.

Della scuola abbiamo ciecamente conservato la rigidità di programmi inesistenti, di pagelle ed esami giudicanti, di locali fatiscenti e non siamo riusciti a farne a meno, superando quella insensata convinzione che questa scuola sia essenziale, essenziale a chi poi?

E invece no, voi non ne avete bisogno, non avete necessità di questo e voi lo sapete.

Ne abbiamo bisogno noi, perché un senso in questo mondo lo dobbiamo pur trovare, assicurandoci di salvaguardare quella zona confort di pregiudizi che restano incrollabili anche se tutto intorno si sgretola.

Impossibile concepirvi, sereni, un minimo felici, ad imparare ad affrontare le difficoltà fuori da catene e severità, magari visitando musei o teatri, o magari a fare ginnastica in parchi e prati.

No, abbiamo preferito lasciarvi immobili, imprigionati nei vostri corpi, ben distanziati con mascherine, utili ad annientare il vostro respiro perché, ad un certo punto, siete diventati “pericolosi” per le categorie deboli. È stato più rassicurate per alcuni di noi sapervi a ripetere le lezioni dei maestri, con un’unica preoccupazione, sempre la stessa, anche ora, e cioè che il giudizio finale sia ottimale.

E per gli altri? Beh, per gli altri non resta che la straziante rassegnazione per la mancanza di alternative.

Ad un certo punto abbiamo urlato a ciò che è essenziale e cosa no, decidendo che la cultura, il pieno sviluppo della persona, il rispetto della vita, la propositività, fossero faccende dei superficiali, di coloro che non avrebbero ben compreso la gravità della situazione.

Perdonateci se non abbiamo avuto il coraggio di imporre dignità a ciò che vi si propone; se non siamo riusciti a liberarvi da questi arresti domiciliari e corporali che vi abbiamo imposto come utili…utili a chi poi?

Essenziale è diventato salvare noi stessi e al patibolo abbiamo mandato voi, questa è la verità.

Perdonateci perché abbiamo accettato di essere imprigionati nel nostro corpo, togliendovi abbracci e carezze, abbiamo accolto l’idea di essere potenziali killer per il prossimo e non abbiamo accampato il diritto di poter essere eroi, magari semplicemente scegliendo di tenere la mano, durante il passaggio, di chi non ce l’ha fatta.

Anche aiutare gli altri è diventato inopportuno, e le riunioni familiari sono diventate incontri equivalenti ad una sconveniente carboneria, ribelle e colpevole.

Perdonateci perché siamo stati capaci di trasferirvi la versione peggiore di noi, i veri bambini mai cresciuti ed incattiviti, abili solo ad appesantirvi con i nostri “bisogni”.

Ve lo dico con tutta la vergogna possibile, siamo la generazione peggiore che la storia ricorderà! Siamo complici in questo gioco al massacro volto a produrre futuri schiavi, che poi non è altro che la condizione in cui viviamo noi; il nostro vero peccato originale è che siamo convinti che valga la pena formare nuove generazioni a nostra immagine e somiglianza.

Perdonateci insomma, perché non sappiamo quello che facciamo e anche se qualcuno lo ha compreso, perdonateci comunque, perché anche i più dissidenti, quelli che hanno cercato di ribellarsi e di divincolarsi, magari sono riusciti a trovare una scialuppa di salvataggio per loro, ma non sono riusciti a salvare altri.

Ci siamo e non siamo pochi, ma non siamo abbastanza forti ed efficaci per dare coraggio agli altri.

Oggi mi sento in balia della onde, ma su una rara scialuppa di salvataggio del Titanic: vedere affondare gli altri non salva mai veramente.

Sui famosi sussidiari scolastici si dice che la storia inizia con la scrittura dell’essere umano.

Insomma, che ci piaccia o no, anche noi lasceremo tracce su questo mondo e sui vostri animi, per cui comunque andrà a finire, qualunque cosa accada, quello che compiamo oggi diventerà la storia che voi ricorderete.

Per me questo vale; voi valete, perdonateci e siate migliori di noi.

Mamma aquilone.

3 pensieri riguardo “Lettera ai bambini.

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  1. Avrei potuto scriverlo io! Sono una prof di scuola media in aspettativa, probabilmente darò le dimissioni e mio figlio, che ha 20 mesi, non andrà nella scuola tradizionale. Come te ho intrapreso un percorso sui temi dell’educazione, la crescita personale ecc che non so dove mi porterà e amo scrivere. Felice di aver trovato il tuo blog!

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      1. Avevo aperto un blog su WP anni fa su cui praticamente non ho mai scritto.. Mi riprometto di recuperare a breve, bimbo permettendo! A presto 🙂

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