A spasso nel bosco dei sensi attraversando la porta della generosità. Come essere una “famiglia fuori”.

–Ragazzi ho un regalo per voi! –.

Così ho presentato il meraviglioso calendario “Home – Scolastico” (trovato in questo fantastico luogo di idee https://www.facebook.com/sybille.kramer.39), che la nostra magica nonna ci ha fatto avere nella versione cartacea, tutta da costruire.

Che differenza c’è con i calendari classici? Questo inizia dal mese di settembre, quando per convenzione le civiltà moderne hanno deciso che questo è il momento di rinunciare alla propria libertà per mettersi a svolgere il proprio dovere.

Tutti ritornano al proprio luogo di fatica e ai bambini è chiesto di tornare a scuola, cioè è imposto loro di abbandonare gli ambienti del pianeta, su cui si svolge giocosamente la “vita naturale”, per entrare in una classe e rimanere seduti a studiare le materie che spiegano come funzionano questi ambienti.

Non so, ma io questa cosa ho cominciato a trovarla decisamente paradossale.

Cerco di spiegarmi.

Quest’estate, avendo organizzato molte escursioni in natura, è capitato di imbatterci in serpentelli, animali, frutti, insomma panorami o habitat molto diversi dai contesti metropolitani a cui siamo abituati, e spesso e volentieri ci è capitato di percepire forte l’esigenza di sapere cosa fosse, a che specie appartenesse e quale nome avesse quel del pezzettino di natura che avevamo difronte.  Ecco, è di quell’urgenza di conoscere che ho intriso i miei pensieri questo periodo, e nell’animo ho dovuto intonare la melodia della curiosità per essere una buona madre, una madre all’altezza della situazione. Così mi sono motivata quest’anno.

Se penso, infatti, che è da marzo, cioè circa 6 mesi, che i miei Gnometti mi sono stati restituiti da un sistema che è al collasso, in tutta coscienza non posso evitare di far finta che nulla sia successo e attendere che qualcun altro trovi una soluzione.

Il succo del messaggio che mi è arrivato da tutta questa situazione? – Tenete i bimbi a casa fino a quando sarà sicuro farli uscire, per ricollocarli dentro a studiare cosa c’è là fuori -.

Ecco, questo ho capito. Buffo vero?

Perciò mi sono chiesta: – cosa serve ai miei figli? O meglio cosa serve sapere ai miei ragazzi? E perché? -.

Sì, perché rispondere alla domanda – ma quella è una biscia o una vipera? – per me non è stato semplice, anche se mi rendo conto che saperlo potrebbe risultare vitale in alcune circostanze, un po’ come quell’altra questione – guarda che fungo mamma! Sarà velenoso? -.

-Ma a scuola che vi insegnano? – chi di noi non se lo è mai chiesto?

Così, per non infognarmi in un labirinto senza uscita, ho escogitato una soluzione; io supero il problema della risposta con l’invito a fare una ricerca per avere un responso; per questo motivo, è fondamentale avere dei materiali da cui attingere informazioni.

Il trucco è tutto qui: avere buone fonti!

Sì sì lo so, in un ufficio funghi e vipere non ci sono (in questi ambienti il veleno si diffonde in altri modi), eppure ho testato personalmente quanto fosse vitale, per alcuni genitori, invogliare il proprio figlio a rispondere bene all’interrogazione di scienze, per ambire ad un ottimo voto, al fine di garantirsi un brillante futuro, perché in fondo, la vita “reale” si svolge in ufficio e non nei boschi.

-Ah, ah! Ecco il punto – ho pensato!

Cosa ci aspettiamo che apprendano i ragazzi a scuola? Vogliamo che siano inquadrati in un sistema antropico o preferiamo che siano connessi all’ambiente che li ospita, qualunque esso sia?

In fondo sono due linee di pensiero reali e rispettabili; il problema è che attualmente l’una prevale prepotentemente sull’altra, quasi a mortificarla e a ridicolizzarla. Forse una soluzione potrebbe essere la convivenza delle differenti strategie educative; anche perché questa faccenda del virus ci ha insegnato che l’intervento scellerato dell’uomo sulla natura ha un prezzo alto da pagare, tanto che pure molti uffici non sono più posti sicuri dove lavorare…

Ovviamente, avendo il piglio di una “famiglia fuori”, non potevamo più esimerci dal prendere una decisione che fosse “esterna” dagli attuali schemi interni e “internanti”.

 La scelta di educare in natura i miei ragazzi ha determinato una grande rivoluzione del mio stare affianco a loro nelle esperienze; in un sistema come il nostro, infatti, non esiste la pretesa del voto finale, perché l’obiettivo è quello di fare “tesoro” di ciò che si vive per poterlo riutilizzare in futuro, infatti noi siamo i famosi “fabbricanti di ricordi”!

È sulla scia di questa esigenza che abbiamo scelto di trovare un ambiente educativo che fosse diverso da quello domestico, ma efficacemente coerente ad esso; questo per creare una sinergia e uno scambio finalizzati a mantenere vivido e frizzante questo fermento culturale, alimentato soprattutto dalla necessità e la voglia di sapere cosa si sta vivendo, durante una qualsiasi esperienza di vita.

Dunque, per il prossimo futuro, come “famiglia fuori” abbiamo scelto di allearci con gli amici Gorilla, che poi è quello che succedeva normalmente a scuola con gli insegnanti: l’accordarsi fra adulti. A cambiare è solo lo scopo della coalizione; di fatto, nell’istituzione scolastica il tacito accordo era quello finalizzato ad unirsi per ottenere la trasformazione dei bambini, fondamentale per farli stare al “nostro” mondo; in questo nuovo contesto, invece, siamo noi adulti a doverci mutare per facilitare la loro comprensione del pianeta.

Ma come sono arrivata fin qui, partendo da un calendario scaricato dal web?

Beh, tutte queste riflessioni sono nate perché, nel presentare questo calendario ai miei ragazzi, abbiamo avuto la possibilità di fare un viaggio sensoriale in un bosco magico, rimanendo a casa.

I ragazzi hanno scelto l’immagine da colorare e io ho letto ad alta voce l’argomento proposto per il mese, i funghi; leggendo, abbiamo cominciato a ricordare e a interrogarci. Abbiamo trovato notizie in un variopinto libro e mentre ci calavamo in esso, abbiamo sentito l’esigenza di immergerci con tutti gli altri sensi nell’esperienza boscosa.

Così, per l’udito, abbiamo chiesto a You Tube di far vibrare i rumori del bosco nella stanza.

Per l’olfatto lo Gnom-ometto ha esclamato: – mamma metti quello che metti tu, come si chiama? Metti vincenzo! –.

– Incenso amore, è l’incenso! – che vabbè, comunque lo si chiami, l’importante è che inondi di legnoso profumo tutto l’ambiente.

Al tatto c’ha pensato l’aria fresca che entrava dalle finestre spalancate e ci sfiorava con le tenui temperature autunnali.

Per il gusto abbiamo dovuto usare la memoria, perché da assaporare avevamo poco, ma questo ci ha invogliati a promettere di fare una seconda ricognizione di more, quelle rimaste sui rovi, e controllare i fichi che stanno maturando sull’albero vicino casa.

Finita questa passeggiata boscosa, elaborata tramite i sensi, ci siamo separati tornando ognuno alle proprie faccende, con una sensazione di benessere che ci ha accompagnati per il resto della mattina. I ragazzi non hanno sentito l’esigenza di accendere Tv, o altro, ma hanno giocato, costruendo paesaggi e continuando l’avventura con pupazzetti animati dalle loro vocine.

Che morale traggo da questa esperienza?

La generosità di chi ha proposto la sua arte, donandola agli altri, si è trasformata in una porta che ha trasportato i nostri sensi in un bosco delle meraviglie.

Con questa idea di dare e far brillare bellezza, io scelgo di essere grata e di restituire questa energia propositiva, raccontando la storia che è germogliata da tale generosità creativa, confidando che le mie riflessioni, a loro volta, spalanchino ulteriori spiragli o usci, da cui poter ammirare nuovi orizzonti che diventino poi gli scenari in cui poter diventare genitori, o meglio, esseri viventi connessi.

Non credo infatti che si debba per forza essere homeschooler per poter godere di tempo costruttivo con i ragazzi e a dirla tutta, forse non serve neppure avere figli per poter continuare a percepire curiosità verso le dinamiche del mondo…in fondo serve solo ricordarsi di essere vivi e legati ad un sistema vitale, molto più longevo e saggio di noi.

I bambini, in fondo, ci ricordano solo che tutto va avanti oltre noi.

Non abbiamo ereditato questo mondo dai nostri genitori, l’abbiamo preso in prestito dai nostri figli” e questo dovrebbe tenerlo a mente chiunque sia momentaneamente di passaggio su questa Terra.

Mamma aquilone

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