26 giugno ore 17, 30. Mercoledì; siamo a…siamo in…ma dove siamo?



Non saprei dire se siamo in campagna o in città, dirò che semplicemente siamo; esistiamo.
Siamo terra di confine, tra due municipi della capitale, ma di quella metropoli non percepiamo neppure l’eco.
Sono passati quasi 15 anni da quando siamo venuti ad abitare qui, e come in tutte le storie naturali si cresce.
Oggi, divento abitante 15enne in un quartiere in cui mi sento come lievitata e scomoda, come quando indossi un abito di due taglie più piccole.
Hai presente la sensazione tipica adolescenziale di ribellione e di sfiducia dell’adulto?
Per me è un po’ così verso istituzioni e concittadini, insomma sono ufficialmente insofferente come un adolescente.
Solo che nel mio quartiere di adolescenti veri ce ne sono, anche tanti, e per questo io mi ritiro di buon grado e lascio a loro il diritto di essere annoiati e scalpitanti.
Ma come al solito, a starci insieme con gli adolescenti sicuramente puoi solo imparare. E la lezione l’hanno data loro a tutta la classe di noi degli anni 80/90 che abbiamo trasformato la staffetta di lamentela, in sport nazionale.
E per quello vengo a testimoniare l’iniziativa di un esercito di ragazzini di un quartiere freezzato, i quali, con occhi grandi e testa alta, hanno deciso di ripulire una loro area, perché anche loro hanno diritto di esserci in questo posto che sembra solo respingerli.



Si sono dati appuntamento; sono arrivati in bici, a piedi, in macchina dei genitori. C’era chi chiedeva se poteva partecipare, chi se la cosa si potesse ripetere anche l’indomani.
Coordinati, organizzati solari e responsabili: – Questa buca va riempita, questo giocattolo rotto va tolto. Le scritte sui muri le cancello io!-
Ogni volta che trovavano dei rifiuti improbabili tra l’erba alta, correvano da me a dire:- oh, e poi dite a noi! Ma questo non lo abbiamo messo noi!-




Colpita e affondata direi.
Erano più di 20 contro un manipolo di adulti, 5 circa, diventati piccoli piccoli al loro cospetto.

Tutt’attorno indifferenza, ma non solo: anche dei gelati sospesi al mitico bar “Non solo dolce”, offerti da chi ha comunque voluto premiarli.
È stato magico, arricchente; bellissimo. I pochi hanno fatto un piccolo miracolo, che poi è sempre così no?
Quale è la morale della favola?
Io propongo che ognuno possa trovare la propria
E per quanto riguarda me, sto cercando il nome da dare a questa emozione che mi pulsa nel petto.
Appena la trovo scrivo di nuovo…per ora me la godo; e se vuoi provarla anche tu, stai dalla loro parte e diventa adolescente alzandoti a loro livello…e magari passa al nostro bar e lascia un gelato sospeso per la prossima impresa: un bel campo di calcio e pallavolo a km 0. Sono sicura che ci riusciamo.
Sogna con me che il mondo può essere un posto bellissimo!

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