Ultimamente sto riflettendo su alcuni valori importanti per me
Empatia
Rispetto
Equilibrio
Reciprocità.
Queste, credo, debbano essere le 4 colonne portanti alla base di ogni rapporto.
Approcciare ad un master che preparerà a ragionare in modo sostenibile, mi ha fatto comprendere che non esiste un’unica soluzione, che tra l’altro si basi sul fare cose diverse con gli stessi presupposti mentali, ma occorre un vero ribaltamento del processo mentale che riporti l’essere umano alla consapevolezza di essere parte dell’ecosistema e non esserne il padrone.

A volte penso ai film apocalittici, la cui trama propone l’incubo di essere invasi da alieni che colonizzano la terra per trovare nuove fonti di sostentamento; sì insomma hai presente quei film, tipo i Visitors, che parlano del pericolo per l’essere umano di essere trasformato in pappa per i lucertoloni extraterrestri?
Io sono figlia degli anni 80 e devo dire che la migliore fantascienza dell’epoca si è tramutata in agghiacciante realtà negli ultimi anni.
Ecco, attualmente, a prestare orecchio e occhi ad alcune immagini e notizie, sembra di assistere allo stesso film, dove però gli alieni affamati e spietati siamo noi.


Ma quando e come ci siamo trasformati in distruttori della terra?
A studiare la storia, la nostra specie la venerava la Terra, e poi cosa è successo?
L’evoluzione dell’uomo è nata con l’ergersi in posizione eretta, poi forse abbiamo esagerato continuando ad evolverci in posizioni che da erette sono diventate di prevaricazione; dal camminare su due piedi siamo arrivati a schiacciare e sottomettere l’altro per dominare il territorio, sempre più simile alla nostra patologica idea di perfezione e lontano dalle realtà naturali.
Ci siamo così tanto estraniati dalla famosa catena alimentare che le catene abbiamo iniziato a metterle a tutti: ambiente, animali, altri uomini.
Beh, poco importa, perché arrivati al punto in cui siamo credo che la grande virata che dovremo affrontare, qualunque sia la nostra età, sarà quella di fare un passo indietro a favore di quell’equilibrio naturale ciclico, perfetto anche se a volte crudele si nostri occhi.
Credo che non si riuscirà a incarnare la sostenibilità vera se prima non ci educheremo ad essere tutti più empatici e connessi con l’ecosistema in cui viviamo.

L’unità di misura potrebbe essere la reciprocità data dal fatto che ciascuno dovrebbe essere libero di esplicare il proprio talento a beneficio di un sistema le cui leggi naturali sono perfette e sacre, anche dove procurino sofferenza e morte. La natura in sé reca la stabilità del bene e della sofferenza, che però sono calibrate e conservate in equilibratissimo yin e yang, non di moda dalle nostre parti.
Non credo nella globalizzazione, non credo neppure nelle posizioni estreme. In fondo in fondo non credo neppure che basti solo un packaging sostenibile a fare la differenza, se l’ambizione che continueremo ad avere sarà quella comunque di volere di più rispetto a quello che per noi è veramente utile.
Se continueremo ad essere affamati, senza soffermarci sulla soddisfazione della sazietà che già proviamo, non risolveremo granché, parere mio.

In qualche modo ce lo avevano detto: “Non mangiare di quel frutto, riconosci il tuo posto nel mondo senza esagerare…”
E niente, noi invece quel frutto, oltre che mangiarlo, abbiamo iniziato a coltivarne il seme in serre di agricoltura intensiva, come intensivo e massacrante è diventato il nostro sistema di vita..

Non credi sai ora di ragionarci su e ridimensionarci un pochino?
Io ho cominciato a pensare seriamente a come diventare meno impattante con l’ecosistema che mi circonda e tu?
Se mi racconti cosa hai cambiato nella tua vita ti leggo volentieri…perchè qualcosa l’hai cambiata vero?
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