Dove sono i bambini?
Ritornati a Roma, dopo una vacanza che ha donato le emozioni di un viaggio indietro nel tempo, mi guardo attorno e mi chiedo dove sono i bambini.
Dov’è la loro libertà o la loro possibilità di esplorarlo questo mondo cittadino?
Continuo ad accompagnare i miei Gnometti in un afoso cicalare cittadino, cercando fascino e gradevolezza in ogni cosa, ma mi accorgo che non basta, almeno non più.




Percepisco una stanchezza equiparabile a quella di un naufrago approdato su un’isola deserta, meravigliosamente salvifica, ma pur sempre deserta.
La terra è meravigliosa, ma è l’essere insieme che la rende magica.
Così, dopo tanta ricerca e studio per imparare a conoscere l’animo umano e per saper afferrare la telentuosita’ dei potenziali del mio prossimo, alcune virtù continuo a trovarle solo nella lentezza scandita nei viali di piccoli borghi; piccoli gioielli che hanno l’incanto di un paesaggio presepiale, inondati come sono di suoni, colori e odori.






Non so, ma sono questi luoghi che, come canuti anziani saggi, sanno ribadire che basta così poco per percepirsi vivi, sottolineando come quel poco sia però prezioso e raro come una pepita d’oro.
Io la personalità, le storie e la poesia che rintraccio in angusti scorci di paese non la riesco mica a trovare nelle veloci strade della capitale; strade ove il passaggio di un bambino non è neppure concepito… e forse neppure quello di un adulto.
È per questi motivi che la nostra caccia ai tesori delle umane virtù, continuerà in una scuola di paese; è tra Calcata e Campagnano infatti, che andremo a respirare il profumo di speranza di un modo diverso di crescere in comunità.














Mi piace pensare che questa sia una nuova metamorfosi, un nuovo cambio pelle.
Un po’ tremo, un po’ scalpito.
Per andare avanti mi dipingo come un ciottolo che rimbalza e rotola lungo il letto di un fiume, trasportata dalla corrente delle sue acque. Con questa metafora forse trovo una giustificazione per l’impossibilità di rintracciare le coordinate indecifrabili di questa stramba vita metropolitana, vissuta in una terra di mezzo, che ha i tratti diradati di una città che si trasforma in periferia, ma che si affaccia curiosa sui panorami dei piccoli centri limitrofi.
Immersi in tale limbo, che negli anni ha assunto i tratti di un personalissimo paradiso, riconosco la preziosità di questo tempo trascorso ad osservare l’arido flusso estivo scivolare lentamente verso un ambrato clima autunnale.
È con l’allegria di parole come :- Mamma non vedo l’ora di andare a scuola! – che guardo crescere i miei cuccioli e accolgo la malinconia del loro lento allontanarsi da me, proprio come dai rami si staccano le foglie in autunno.

Nessun albero spoglio perde la propria dignità e nessuna foglia ingiallita non rinasce in una gemma; certo, i rami rimarranno nudi, ma anche tesi e aperti in un abbraccio che sa di eterno.


La vita è un continuo germogliare, fatto di perdite e rinnovi.
Così, è con un trepidante cuore che batte per vivere e non per dimostrare, che aspettiamo l’inizio di un nuovo inizio, consapevoli che qualunque cosa accadrà, sarà utile alla nostra crescita, alla nostra rinnovata gemmazione.
Noi siamo pronti; e chissà quanti altri tesori troveremo!
Mamma aquilone
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