Anche quest’anno le sospirate vacanze estive sono giunte al termine.
Alla fine di questo prezioso periodo di rigenerazione, ho compreso che la gestione del tempo “libero dagli impegni quotidiani” è faccenda personalissima: la vacanza è una vera e propria filosofia di vita.
Ci sono varie sfumature di divertimento estivo, per chi ha la fortuna di poterne godere.
Però, non è solo la meta a fare la differenza, ma anche l’aspettativa che si cela dietro la scelta della destinazione; sì può, infatti, decidere il tipo di viaggio seguendo il desiderio di comodità, di novità, di avventura, di curiosità, di riposo o di goliardia, di solitudine o di compagnia con vecchie o nuove amicizie.
Immagino che qualunque sia l’esigenza che ci faccia muovere, la cosa veramente importante è che ogni cammino, lungo o breve che sia, ci debba arricchire, lasciandoci la stessa soddisfazione di chi ha effettuato un florido investimento a lungo termine; insomma dovremmo ritornare alla nostra realtà non solo riposati, ma anche migliorati.
Nella mia esperienza ho assaporato il gusto di soggiorni trascorsi al fresco di una tenda di campeggio o tra le allegre note dell’animazione che entravano nei bungalow vista mare; ho potuto testare l’abissale differenza fra la comodità organizzata in alberghi, dove tutto era incluso, e la più impegnativa libertà di un appartamento estivo, da autogestire. Anche le mete sono state poliedriche: estere o nazionali; marine o montane, culturali o puramente di svago; a conti fatti, posso affermare di avere avuto la fortuna di non assestarmi su un solo tipo di vacanza, ma di averne sperimentati differenti, ovviamente non tutti.
Quindi, di modi per colmare un tempo “vacante” ne ho provati alcuni, eppure, quello che in questi ultimi anni stiamo ripetendo con la mia famiglia, è quello che più mi ispira e mi riempie.
Eh già, perché riproporsi e offrire ai propri figli una modalità estiva ricalcante lo stile vacanziero degli anni della propria infanzia, ha acquisito, anno dopo anno, la preziosità di un privilegio.
Le villeggiature trascorse “al paese”, secondo me, hanno un commovente potere evocativo, per quelli che erano bambini negli anni ottanta, ma, parimenti, si impreziosiscono della responsabilità di chi raccoglie, da adulto, il testimone per continuare quella tradizione.
La vita dei piccoli borghi italiani ci mette in mano pezzi di storie di umanità che dovremmo saper raccontare, perché rappresentano un po’ un grande album di foto di famiglia.
Noi abbiamo la fortuna di avere un nostro paese, un piccolo pezzetto di mondo che quest’anno si è concesso, schiudendosi magicamente, come fa un scrigno che timidamente resta socchiuso, invitando a spiare i tesori custoditi all’interno.
Roccalbegna; è questo il tenace borgo arroccato all’ombra dell’Amiata e attraversato da un ormai sofferente fiume, che è uscito coraggiosamente dal periodo comatoso del covid, non rinunciando alla propria tradizione e a quella vivace vitalità toscana, rintracciabile nei migliori film di Pieraccioni.



In questo Agosto, la popolare “Sagra del biscotto” ha riportato in piazza i toni allegri di compagnie che avevano voglia di musica e convivialità, facendo riecheggiare tutta quella vivacità anche tra le stradine dei paesini limitrofi che, come anziani ormai troppo stanchi, sono riusciti solo a godere nostalgicamente delle vibrazioni, restando però inermi.





Infatti, ciò che mi ha lasciato a bocca aperta questa estate, non è stata la bellezza e la varietà dei paesaggi che la Maremma offre, ma è stato il nascosto potenziale rintracciato nelle storie di vita che ho avuto l’onore di ascoltare e di accogliere.
Vorrei saper descrivere l’entusiasmante sorpresa, che ha fatto galoppare il mio cuore quando, in un piccolo paesino toscano, ho potuto ascoltare argomenti a me tanto cari, volti a sponsorizzare l’importanza di un’educazione ambientale ed esperienziale, come trampolino per proporre iniziative volte a salvaguardare il benessere di un vecchio fiume, troppo abbandonato a sé stesso.
In città, una cultura simile la chiamiamo outdoor; alla Rocca non la nominano, la praticano…
– Mamma, se continua così i miei figli non la vedranno la Rocca! – è con questa chiosa che mio figlio ha riflettuto sull’evento di sensibilizzazione circa l’iniziativa “Adotta un fiume” alla quale non sono riuscita a rimanere indifferente. Ed è proprio grazie a questa manifestazione di amore per il proprio territorio che ho scoperto l’esistenza dei “contratti di fiume”; una bella lezione educativa direi.
Ma tra i doni più preziosi che sento di aver ricevuto, posso annoverare la dimensione di amicizia leggera e coinvolgente che ci ha rapiti e fatto sentire parte di qualcosa.



Porto orgogliosamente nel cuore, le confidenze che hanno permesso di scovare talenti inaspettati che lasciano senza fiato, non solo per la maestria, ma per l’umiltà con cui sono stati svelati; eh si, da queste parti si respira un’umiltà che fa impallidire la fugace presunzione cittadina.
Sfogliando le pagine dei ricordi di questa estate, potremo ritrovare la complicità dell’organizzazione di una romanticissima richiesta di matrimonio; rammenteremo lo stupore di aver scoperto la maestria celata nelle mani più impensabili di chi ha deciso di raccontarsi, permettendo di riempirci di incanto attraverso il racconto dell’arte orafa della propria famiglia, o di come, per hobby, sono nate le sculture in legno rinchiuse in una bottega delle meraviglie; evocheremo il sapore di prodotti di chi da generazioni trasforma i frutti della terra in vino o birra e potremo testimoniare di quanta passione possa esplodere in una battuta di pesca o nella ghiotta raccolta di funghi.






Questa villeggiatura ci ha permesso di divertirci, sia rimanendo seduti a raccontarci su un muretto, come facevamo da adolescenti, sia andando a spasso come improvvisati critici d’arte, riflettendo su moderne e psichedeliche elaborazioni artistiche di riciclo o sulla storia di antiche città etrusche.






A conti fatti, non credo che in nessun altro luogo turistico, visitato o che visiterò, avrò la possibilità di ritrovare questa stessa ispirazione che libera la voglia di raccontarsi e di emergere dall’apnea di una vita cittadina, lobotomizzante e livellante.
Un viaggio che ha il sapore di umanità e che come souvenir regala la resilienza e la voglia di continuare a ricercare il proprio talento, per sottolineare la propria esistenza, è un viaggio di cui si può essere esclusivamente grati.
Sì, salviamoli i borghi italiani…non conosco investimento migliore per la nostra essenza.
R istora
O gni
C uore
C on
A llegria
L asciando
B ellezza
E
G ioia
N ell’
A nima
Grazie di (r)esistere!


Mamma aquilone
Lascia un commento