Che fai quest’estate?Procedo a passo lento.

Ricordo che quando ero piccola provavo l’elettrizzante sensazione dell’arrivo dell’estate appena la programmazione televisiva cambiava; non so, ma percepivo il sollievo tipico dello sciogliere le righe.

L’estate era un periodo che mi montava enormemente; credo che l’emozione che provavo fosse simile a quella che sentono i cani quando, da dietro la porta, intuiscono l’arrivo dell’adorato amico umano.

Questa parte dell’anno rappresentava, in qualche modo, l’agognata ricompensa, e tracciava una linea del tempo che lasciava spazio ai sogni e alle aspettative adolescenziali; come se la vita potesse essere veramente vissuta solo in questa parentesi temporale.

Ecco, l’estate era un portale che mi connetteva liberamente alla dimensione emotiva, liberandomi dalla zavorra dei doveri; almeno così credevo.

D’estate mi apparivano tutti più belli; con i miei coetanei eravamo pronti a vivere emozioni struggenti e a perderci in lunghe chiacchierate e in giochi per strada; in fondo questo era il periodo dell’autogestione, dove anche i noiosi e caldi pomeriggi, ritmati da assordanti cori di cicale, per quanto placidamente lenti, avevano un gratificante sapore di ristoro.

E oggi? Come faccio a vivere l’estate coerentemente con l’età anagrafica che ho, senza impazzire e senza abbrutirmi? Attorno a me, un vociare di instabilità celata dell’apparenza di avere tutto organizzato: centri estivi per i figli; pacchetti vacanze già prenotati; inviti a cogliere tutte le occasioni per l’autunno, l’inverno e pure per l’estate 2023…bisogna essere bravi a essere così organizzati, perché io proprio non ci riesco.

Ricevere tutte queste opportunità a volte mi fa sentire paralizzata, forse frustrata è la parola corretta. Per togliermi di dosso questa pesante sensazione di soffocamento, penso a quanto sia sano rivedere la nostra dimensione in chiave umana e quanto questa sia da rivalutare, da riconoscere e da assecondare, accogliendone il passo.

Ricordo che una volta si raccomandava di procedere “a passo d’uomo”, come se la nostra velocità potesse essere un’unità di misura a cui parametrarsi.

Forse oggi il problema di questa frase sarebbe ricondotto a una faccenda di genere..

Comunque, la vera opportunità che cercheremo di cogliere in questi mesi ardenti, sarà quella di non perdere questo passo lento, apprezzandone la preziosità…e perdonatemi se le occasionissime le lascio scorrere!

Quindi “per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia, stesso mare!”…in fondo, il luogo della gioia è solo uno: il nostro cuore!

Buona estate gioiosamente lenta a tutti allora!

Mamma aquilone

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