Se fosse una favola potrebbe concludersi con il classico “e vissero felici e contenti” , ma la realtà ci porta ad approcciare a questo particolare momento di vita, come a un capitolo che si chiude, in attesa dell’apertura del prossimo.
La seconda settimana di vacanza degli Gnometti si srotola attraverso giorni trascorsi al centro estivo parrocchiale, tra animatori adolescenti e chiassosi, che fioriscono, facendo fiorire i più piccoli; a noi adulti non rimane che gustare lo spettacolo.

E pensare che sono stata adolescente anche io e lo concepisco solo ora che mi manca da morire quella stagione della vita.
L’attuale settimana ci ha recapitato anche i certificati di idoneità, succesivi agli esami, accompagnati da un colloquio con le maestre d’esame a dir poco commovente.
Fa strano ricordare che il nostro viaggio è iniziato 8 anni fa, da una scuola pubblica che fin dalle classi dell’infanzia, ci ha fatto sentire sbagliati, che ci ha ferito, giudicandoci perennemente inadeguati; troppo o troppo poco; mortificandoci e spegnendoci, proprio come nucleo familiare.
Non finirò mai di ripeterla questa cosa: la scuola è un luogo sacro che può elevare o annientare.
Noi però non ci siamo arresi; non abbiamo creduto ai quei giudizi ingobranti, così abbiamo lasciato tutto; ci siamo ritirati, per coltivarci e per ricostruirci, fino ad arrivare, dall’altra parte di Roma, ad un istituto che è riuscito a cogliere l’essenza dei ragazzi, in soli due giorni, riconoscendone il valore e confermando che gli Gnometti sono “perfettamente scolarizzati” e che inoltre, potrebbero essere un prezioso valore aggiunto per una classe.
Buffo no? Abbiamo scelto di viaggiare in libertà, abbandonando un sistema da noi sfiduciato, per apprendere e crescere come esseri umani, dimostrando così che, con il nostro vivace percorso, è stato possibile acquisire tutte quelle competenze ambite proprio da quel sistema che ora ci accoglierebbe a braccia aperte.
Morale della storia: una scuola coi suoi giudizi distrugge, una invece permette di fiorire.
Tutto è relativo dunque? E dove risiede la verità?
Credo che l’unica verità sia dentro di noi, nel nostro essere e nel nostro impegno a diventare il cambiamento che avremmo voluto vedere là fuori.
Credo inoltre che il nostro equilibrio non sia stato raggiunto mettendo semplicemente al centro del processo di apprendimento i bambini, ma è stato realizzato curando l’essere umano in generale: ci siamo prima di tutto rispettati, ritrovandoci nell’ autenticità di un rapporto sgombro da aspettative di prestazione.
Ci siamo conosciuti, scontrati e donati, come in una danza a ritmo di reciprocità.
La cultura è l’unica ricchezza che aumenta con la generosità e si moltiplica se la si condivide e per comprenderlo questo concetto, abbiamo dovuto distruggere i fantasmi del passato imparando a gustarci semplicemente il cammino e ad avere fiducia in noi stessi.
Cosa fare dunque?
Non so. Questo è il momento del riposo, delle mattine silenziose e leggere, nelle quali a me non rimane che salutare i miei tesori dalla finestra e passeggiare con la mia Hope, navigando in un mare di pensieri.

Un mare così profondo e agitato che anche questo campo di grano sembra mosso, cosí increspato che se mi concentro e chiudo gli occhi, sento il fragore delle onde sul bagnasciuga.




Cosí è un po’ vacanza anche per me.
Mamma aquilone
Lascia un commento