Passeggiare nei Musei Vaticani e scoprire il gioco e la storia del tempo.

Ormai è trascorsa una settimana, ma quello che è successo sabato scorso voglio proprio raccontarlo.

Il 20 e 21 febbraio si è tenuto un evento on line molto importante: la Festa della Pedagogia Viva.

Nonostante avessi prenotato il mio bel posticino per assistere all’evento, presa dall’entusiasmo di un’altra occasione che mi è capitata in concomitanza di esso, mi sono trovata a organizzare con tutta la famiglia, proprio per il 20, una caccia al tesoro ai Musei Vaticani.

La giustificazione che mi sono concessa per l’assenza di quel benedetto sabato 20 febbraio è stata quella che comunque avrei potuto seguire gli interventi nelle registrazioni successive; per questo, abbandonato il senso di colpa, ho deciso di dirottare tutto il mio entusiasmo in questa avventura, per godermela come si fa quando si gusta una prelibatezza rara.

Devo ammettere che la bellezza dei luoghi è stata esaltata dalla passione con cui la nostra guida Mariaclaudia (la cui meravigliosa compagnia consiglio vivamente) ci ha accompagnati; avevo il timore che la mia eccitazione da quarantenne rinnovata, si potesse conciliare poco con quella dei miei Gnometti, ma mai idea si è rivelata più sbagliata.

Eravamo lì, avanti l’ingresso dei Musei Vaticani, frastornati dalle ore del mattino ed emozionati per l’avventura che ci attendeva e Mariaclaudia, con stuzzicante prontezza, ci ha subito fatto notare che stavamo andando all’estero. Questa divertente intuizione ha reso la passeggiata più intrigante; insomma andare all’estero di questi tempi e soprattutto a piedi, è stata una bella rigenerazione per l’autostima e ha regalato un’altra piccola tesserina da incollare nel mosaico del “si può fare!”.

Eh sì, perché nel tempo, che è poi il vero protagonista di questo articolo, la nostra truppa ha capito che conoscere la storia attraverso l’arte e i musei è un sacco divertente e affascinante e che è si può fare, ma soprattutto è proprio bello fare!

Vorrei essere abbastanza brava per descrivere l’energia che si è sprigionata tra l’entusiasmo delle guida e le curiose riflessioni dei ragazzi; vorrei poter dipingerla la sensazione di essere al cospetto di una porzione di immensa storia che racconta di come l’essere umano sia riuscito nel tempo a dimostrare la sua magnificenza.

Quella bellezza ci ha reso più belli! Anche se i sorrisi erano censurati dalle mascherine, gli occhi brillavano di speranza, e io ho pensato che forse non siamo proprio tutti da buttare.

L’arte e la storia ci hanno resi, per pochi attimi forse, più felici e interessanti, almeno io vedevo così i partecipanti del nostro gruppo di viaggio.

A dire il vero, inspiegabilmente, tra tutte le magnificenze presenti in questo luogo, ciò che mi ha stupito di più, è stata la spiegazione sulla riforma del Calendario Gregoriano.

Sono rimasta ad osservarlo, l’ho fotografato e ho pensato che a scuola mi hanno insegnato le stagioni, i giorni e i mesi, ma mai mi era stato fatto notare che Madre Terra è nata senza la necessità di contare i suoi giri e nominare le sue evoluzioni, questa è stata ed è una esigenza tutta umana.

“Caspita, vuoi vedere che il tempo è un bluff?” mi è venuto da pensare.

Storicamente infatti, l’uomo, osservando il susseguirsi dei cicli lunari e solari, ha scoperto appunto la loro essenza con l’avvicendarsi delle stagioni e così ha desiderato edificare una sorta di “planning” attorno a questo moto naturale.

I vari calendari, da quello di Romolo e di Numa Pompilio i lunisolari, quello Giuliano ed infine quello Gregoriano sono il frutto degli aggiustamenti della spiegazione umana all’osservazione della natura (per approfondire clicca qui).

“Quindi, è probabile che una motivazione ci sia all’incongruenza dei nomi dei mesi di Settembre fino a Dicembre, che oggi non indicano i mesi dal settimo al decimo!” ha continuato a suggerirmi la mia curiosità, avanti a quel calendario; il bello è che una parte di risposta, grazie anche alla guida, io l’ho trovata.

A questo punto però devo necessariamente raccontare la cosa più incredibile e straordinaria che mi è accaduta questo 20 febbraio 2021.

Siete curiosi?

Beh, è successo che il resto della risposta a quelle mie domande, rimaste sospese nella testa durante il resto della giornata, circa appunto la sistemazione tutta umana del calendario, io l’abbia ricevuta proprio sintonizzandomi a quella festa, che sentivo di aver tradito.

In poche parole, ormai al calar del sole, sul finire della prima giornata dell’evento, decido comunque di connettermi, quasi come se fossi stata chiamata, e mi imbatto nell’intervento di Thomas Torelli che sembra essere lì per me a spiegare di come i mesi di Luglio e Agosto fossero stati così nominati da Augusto nel 44 a.C. in onore suo e di suo padre Giulio Cesare.

A questo punto la breccia aperta durante la visita in Vaticano, diventa squarcio nella mia mente che subito si sintonizza sul pensiero più ampio, che sembra farmi esplodere la testa e cioè che in realtà il tempo che a noi ci è stato insegnato, ci è stato trasferito come un binario ferreo a cui il fluire della vita sembra dover dar conto.

Sorrido se penso al coraggio che l’essere umano ha dimostrato nei secoli, rimescolando e correggendo le decisioni che aveva preso per farle aderire il più possibile a quel mondo naturale che all’epoca dettava le regole. Penso a come la necessità di comprendere e di adeguarsi dell’uomo alla naturalità degli eventi, abbia permesso di formulare prima un calendario di 10 mesi, che iniziava a Marzo, per poi adottarne uno di 12, inserendo Gennaio e Febbraio, fino a giocare con i nomi di alcuni mesi, lasciando invariata l’incoerenza nome/posizione degli altri.

Insomma, nella storia l’uomo ha sperimentato il tempo, ed esso non è sempre stato come lo conosciamo noi. C’è stato un tempo, insomma, in cui l’essere umano ha avuto il coraggio di cancellarne alcuni pezzi di esso, proprio come quando “con l’attuazione della riforma gregoriana si provvide a correggere gli errori che erano venuti accumulandosi nel passato: il giorno successivo a quello di giovedì 4 ottobre 1582 divenne venerdì 15 ottobre, attuandosi così un salto di 10 giorni”(fonte link).

Da allora il tempo è diventato severo, irremovibile, ed è trasferito alle nuove generazioni a suon di filastrocche e disegnini, quasi come se il suo ruolo fosse quello di ingabbiare il fluire della vita e poca attenzione si pone, invece, alla sua corretta interpretazione, alla sua reale storia.

Sarà stato un caso, oppure no, non so, eppure per giorni sono stata a fremere per trovare una forma leggibile a questi mie pensieri entusiasti e increduli.

Non so se ho reso l’idea di quanto io mi sia sentita piccola e grande allo stesso tempo; forse parte dell’emozione che ho provato è rimasta strozzata in gola, come quelle parole che proprio non riescono ad uscire, però per rendere l’idea del mio percepire circa il cosa eravamo e chi siamo diventati, mi è bastato pensare ad un solo fatto: se oggi la scienza scoprisse l’erroneità dei calcoli fino a qui usati, la nostra generazione sarebbe pronta a rinunciare, per esempio, a 10 giorni o ad aumentare o ridurre di un mese il nostro calendario?

Ecco sì, se avete provato un brivido e una sensazione di smarrimento, forse un po’ mi avete capita.

Mamma aquilone

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