Tra sassolini e calcoli: giocando si impara.

Ormai sono passati mesi dalla scelta di ritirare dalla scuola pubblica il mio Gnom-ometto e solo qualche giorno dall’invio della dichiarazione di istruzione parentale per la Gnometta, a cui abbiamo deciso di garantire da subito i benefici di questo percorso.

Grado di impegno e fatica: altissimi.

Grado di soddisfazione: molto più che altissima.

Un impegno costante, che ho assunto per affrontare questa avventura, è quello che riguarda la ricerca di strumenti coerenti con questa scelta, sia per ciò che concerne l’attrezzatura utile all’esperienza total-outdoor che stiamo affrontando (argomento su cui mi riprometto di scrivere un post ad hoc), sia per quanto riguarda il mio approccio alla didattica oltre la scolarizzazione.

Il nostro motto infatti è quello di trovare bellezza nelle cose che facciamo. E come trovarla in qualcosa che proprio non riusciamo a farci andare giù? Semplice! Basta trovare gli strumenti giusti!

La premessa d’obbligo è che io ho fatto mia l’essenza dell’homeschooling, ma di fatto il percorso didattico dei miei ragazzi avviene soprattutto attraverso la preziosa scuolina che loro frequentano, per cui a me non rimane che aggiornarmi per essere coerente con questa avventura.

In altre parole, se analizzo il mio percorso, posso confermare con chiarezza che la mia scelta non è basata su una delega educativa ad altri, ma riguarda un percorso specifico composto da tante e corali responsabilità, che si uniscono coerentemente fra loro come piccoli tasselli di un mosaico.

Insomma mi piace vederci così.

Ritornado agli strumeti, dunque, confesso che necessito di materiale che mi aiuti a frenare la mia smania di controllo tipico della scolarizzazione, che appunto veniva saziato dalle pagelle e dai voti; cioè il parametro superficiale tra noi genitori e insegnanti, per capire se le cose erano ok o meno, era lo scambio numerico dei voti e del giudizio su cosa non era stato ancora raggiunto, in più, per dimostrare di essere un buon genitore, occorreva garantire il puntuale e severo controllo dell’esatta esecuzione dei compiti assegnati.

Tutto questo ora non esiste più. Ci siamo spogliati di tanta sovrastruttura per arrivare all’essenziale, decisamente più soddisfacente e al tempo stesso impegnativo.

Perciò, il riscoprire il piacere del sapere, deve necessariamente passare per modalità diverse di affrontare argomenti ostici (per esempio la matematica per noi) e devo dire che questi libri sono stati una meravigliosa scoperta, degna di un ricco bottino.

Il libro della Cerasoli, “Sono il numero 1”, sembra scritto proprio per il mio novenne ed è utile per invertire la rotta di una materia decisamente maltrattata negli anni passati. Inoltre, ciò che trovo stuzzicante è che l’introduzione alla matematica avvenga tramite la storia della stessa, che noi ci divertiamo a ritrovare o ad approfondire tramite le informazioni che ci regala un altro meraviglioso libro: “100 passi nella scienza”.

Affascinante scoprire solo oggi che l’osso di Ishango è conosciuto come la più antica “calcolatrice” della storia ed è un reperto datato tra il 20.000 ed il 18.000 a.C., ed è anche elettrizzante apprendere, a più di 40 anni, che la parola italiana calcolo deriva dal latino calculus – “sassolino”. Infatti, gli antichi Greci e gli antichi Romani eseguivano operazioni con i numeri ‒ come l’addizione, la sottrazione, la moltiplicazione e la divisione ‒ disponendo ordinatamente alcuni sassolini su una superficie piana.

A dire il vero non ci siamo fermati a ripercorrere solo la storia della matematica, ma ci siamo regalati anche un prezioso scrigno contenente tutte le regoline che ogni illustre matematico conosce perfettamente, magari ci serve per essere più professionali, con annessa revisione della geometria.

La cinquenne, invece, tenuta lontana dal tipico gioco al massacro della prestazione scolastica, ha fatto del libro “Tutti pazzi per la matematica – come diventare mostruosamente bravi con le operazioni” il suo passatempo preferito; è lei che sceglie gli argomenti da affrontare, consolidando la consapevolezza di ciò che è in grado di fare e cosa invece deve ancora apprendere, il tutto attraverso il gioco e la curiosità di scoprire ciò che ancora non sa…e che sa di non sapere, senza voti e senza paura.

Io lo trovo fantastico!

E se proprio dobbiamo fare esercizio…giocando si impara! Ne sono convinta.

Questa scoperta, per me lo è e lo confesso senza remore, è un ulteriore motivo per interrogarmi sul perché a scuola succeda che si arrivi a far odiare qualche materia, sottraendo la possibilità agli alunni e alle loro famiglie di attraversare il piacere di una conoscenza fatta di storia, di divertimento e di celebrazione dell’essere umano.

Forse, se a scuola iniziassero dai sassolini, invece di chiedere penne colorate e quadernoni squadrettati, sarebbe una gran lunga esperienza.

E invece…Comunque, menomale che abbiamo cambiato strada, perché i sassolini oltre a contarli, noi li coloriamo pure! Tiè!

Mamma aquilone

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