
Davanti a una vigna matura che te ne fai di una forma e di un nome. Lascia fuori l’ingombro dei pensieri. Entra dentro, scavalca con pochi passi gli ultimi frammenti d’estate, segui i filari e apriti ai colori rubicondi dell’autunno, come se fossi una sola cosa con loro
(Fabrizio Caramagna)
Oggi pensando all’autunno ho immaginato un titolo: le quattro stagioni dell’autunno.
Sì perché se lo si osserva bene, questo periodo è la sintesi di tutte le stagioni: si passa da un rigido inverno mattutino, attraversando, al mezzodì, temperature ancore estive che poi diventano primaverili al pomeriggio e decisamente autunnali la sera. L’autunno è una lotta tra l’afoso passato estivo, che non vuole andarsene, e il prepotente futuro gelido, che cerca di imporsi.
Ci hanno raccontato che l’autunno è il mese delle foglie che cadono e delle castagne, ma se lo si guarda bene, se lo si vive con tutti i sensi, questo è un periodo vario, che propone ciclicamente dei grandi cambiamenti, che quasi sempre ci colgono alla sprovvista.
Quest’anno mi sono presa il tempo per osservarlo bene l’autunno e mi sono calata nel suo significato autentico.
Autunno è metamorfosi.



Autunno è il nostro “Paradiso”, quel luogo isolato che accoglieva la nostra voglia di scappare a inizio primavera, che oggi è diventato un enorme lago.


È la nostra cucciolona che spinge per uscire più spesso, per il gusto di rotolarsi nell’erba fresca e rorida d’umidità, a differenza di questa estate, la cui arsura, la costringeva ansimante e abbacchiata in oasi d’ombra. Ora sembra uscire solo per farsi bagni di fango e cacciare le lucertole.
Autunno è lo sbocciare di margherite nei prati assieme a comitive di funghi; e menomale che alcuni assembramenti sono ancora possibili…



E a proposito di assembramenti, autunno è il fascino delle evoluzioni degli stormi degli uccelli che colorano il cielo con il loro richiamo plastico, che diventa danza colorata fra le nuvole.
Autunno è 50 sfumature di grigio nel cielo che sorprendentemente diventa sempre più blu dopo la tempesta.
Autunno è la nascita di nuove metropoli che emergono dopo la siccità.



Autunno è terra morbida e fangosa, così fragile da rimanere profondamente segnata dal passaggio dell’uomo, che lascia solchi profondi, senza accorgersene, e che continua ad avere la presunzione di poter controllare tutto.

Per esempio, in questo periodo, l’uomo sta dando la caccia a un virus, e per fare questo sta lasciando profonde impronte sull’animo umano. Siamo diventati fango, argilla morbida da scrutare e contenere per bloccare il male, ma per confinare lui, il virus, a isolarci, a toglierci il respiro e la serenità siamo noi.
Se ci penso bene io sono come l’autunno, un grande miscuglio di colori, profumi, temperature, sapori e rumori che si mischiano e a volte combattono, tra un senso di afoso soffocamento, di gelida paura e calda e frizzante fiducia.
Io mi sento come quella terra sfregiata dal passaggio del pesante trattore, e per quanto quella cicatrice mi rechi sofferenza, grazie allo sguardo verso la natura io ritrovo la mia dignità.
Dove colgo la bellezza in questo momento? In tutto ciò che va naturalmente avanti senza bisogno di noi esseri umani.

Comunque, nonostante si percepisca forte la tonalità un po’ grigia di questi tempi, dopo averlo ben bene osservato, siamo ben lieti di colorarlo questo autunno, perché noi i colori li abbiamo nell’anima e avere un cuore colorato è una cosa assai bella!
Mamma aquilone
Sei proprio ganza! Bello il tuo autunno
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Ganzo è il tuo pensiero!!!! Grazie!
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Ganzo pensieri e foto
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