La scuola è quell’esilio in cui l’adulto tiene il bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dare fastidio.
Maria Montessori

“Perché domani i tuoi figli non torneranno in classe?”
“Perché abbiamo scelto l’educazione in natura!”
“Ma dai! E quando piove?”



“Quando e se pioverà saranno coperti e se occorrerà avranno un rifugio. Nel frattempo, quando non piove e il cielo diventa caldo dei colori romantici dei tramonti, noi esploriamo e mentre esploriamo scopriamo. Vuoi sapere cosa?






Beh, per esempio ieri, partendo dal nostro territorio abbiamo scovato questi fossi che sembrerebbero tane; di volpi, istrici? Boh!”
Facciamo una ricerca.
“Quanti argomenti da approfondire! Ci siamo anche ricordati di quel libro, iniziato che dovremmo finire, che parla di una volpe; abbiamo deciso di riprenderlo e continuare la lettura.


Inoltre, passeggiando per un’ora, abbiamo trovato un albero che ci guardava col suo mono occhio e la bocca spalancata e abbiamo imparato che quella illusione ha il nome di “pareidolia“, cioè la tendenza a vedere forme ed oggetti riconoscibili nelle strutture amorfe che ci circondano. Questa capacità innata è dovuta probabilmente alla necessità che avevano i nostri antenati preistorici di riconoscere un eventuale predatore mimetizzato tra la natura: riuscire a collegare pochi elementi visibili per individuare un animale feroce era necessario alla sopravvivenza della specie! (https://www.didatticarte.it/Blog/?p=400).
Ma la sorpresa più emozionante è scaturita quando ci siamo resi conto, grazie a Wikipedia (https://it.m.wikipedia.org/wiki/Pareidolia), che anche guardando il Lago di Scanno, da certe angolazioni, si realizza questo fenomeno. E pensare che noi al lago di Scanno ci siamo stati! Magari la prossima volta te lo racconto!”.


Momento di ricordi ed entusiasmo.
“Dunque, dicevamo? Ah sì! Perché preferisco che i ragazzi stiano all’aria aperta. Mi pare chiaro. No? E ora dimmi, quando non piove, perché tu preferisci che lo tengano chiuso in una classe?

Mamma aquilone
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