L’inchino alla bellezza e la conquista del Veliero più bello del mondo.

La mia generazione è cresciuta a suon di film come “La storia infinita”, ” E.T.” e “I Goonies”, mica male direi. Per non parlare di Indiana Jones e Lady Hawke!

Insomma, noi quarantenni dovremmo avere un bagaglio di fantasia e spirito di avventura notevole, almeno a me è capitato così; nella mia testa succede che ogni evento si trasforma in una avventura dai toni fantasy.

E un’avventura è stata quella che abbiamo vissuto qualche anno fa, quando siamo partiti alla ricerca del Veliero Amerigo Vespucci.

Era l’estate 2018 e io non ero ancora una Mamma aquilone al 100%, ma cominciavo ad avventurarmi nei primi voli, sola coi bimbi.

Quel giugno del 2018, non so come, incappai nella notizia che quella meraviglia nautica avrebbe attraccato a Civitavecchia e avrebbe consentito di essere ammirata in tutto il suo splendore.  

“Occasione più unica che rara!”, urlava l’articolo su facebook, e a me quella cosa non andava proprio giù: possibile che per la mia paura di muovermi sola coi bambini io potessi perdermi tale opportunità?

No, il timore non poteva sopraffarmi! Così feci un vero e proprio piano di azione e chiamai all’appello gli gnometti. Illustrai loro il progetto, per testare gli animi; ovviamente l’entusiasmo arrivò elettrizzante ed esplosivo e mi agganciò ancora più forte alla missione.

A questo punto mi occorre fare una premessa: sono cresciuta con la convinzione di non avere per niente senso dell’orientamento, per cui, all’epoca, anche uno spostamento nel quartiere limitrofo al mio poteva essere destabilizzante.

Ecco, calatevi in questo stato emotivo e provate ad immaginare il ritmo del mio battito cardiaco mentre ero in viaggio, sola con due ragazzini, ignari delle tribolazione di una mamma, che voleva vivere ma non sapeva proprio da dove cominciare.

La musica è una grande amica per fugare le emozioni paralizzanti e così cantando a squarcia gola, con un occhio al navigatore e due orecchie alle sue vitali indicazioni, non so come, arrivammo al porto.    

Il termometro della soddisfazione, ovviamente toccò picchi altissimi e la voglia di arrivare alla meta, a quel punto era diventata faccenda d’onore.

Ci incamminammo con le stesse palpitazioni dei più temerari cacciatori di tesori, ma già nella mia testa si agitava la vocina della preoccupazione che cominciava a sussurrarmi – E se c’è fila? Come farai a tenerli? Fa caldo e non credo riusciranno a resistere -.

Per fortuna non l’ascoltai e mentre nella mia testa imperava il lato oscuro della paranoia, la quale tentava di impossessarsi anche del resto del corpo, d’un tratto i miei occhi si riempirono di meraviglia: ferma e bellissima, preziosa ed elegante, maestosa e splendente, era lì, avanti a noi come ad aspettarci, l’Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo.

Così fu battezzata la nave che stavamo per conquistare, in occasione dello storico incontro del 1962 con la portaerei americana USS Independece. Famosa è infatti l’esclamazione che il comandante della portaerei americana riservò alla Vespucci – Siete la nave più bella del mondo! – e sebbene per le regole internazionali di navigazione la nave Italiana avrebbe dovuto dare la precedenza alla portaerei, in quel caso il comandante americano decise di spegnere i motori della sua nave per dare la precedenza alla nostra.

Un vero e proprio inchino alla bellezza!

E come se non bastasse, la mia ricerca metaforica degli eventi è stata appagata dal motto che accompagna ufficialmente la nave dal 1978: «Non chi comincia ma quel che persevera».

Ovviamente, la nostra tenacia per ricercare bellezza fu premiata tant’è che non facemmo nemmeno un minuto di fila.

C’eravamo riusciti! Eravamo lì, noi tre, a visitare la nave più bella del mondo e a prendere in mano il timone della vita, per iniziare a navigarla.

Cominciai a capire che muovermi per il mondo con i bambini era avventurosamente divertente e forse fu in quel momento che decisi di salpare e non abbandonare più le acque del “si può fare”.

A distanza di due anni quel breve viaggio assume un valore ancora più prezioso perché quest’anno, la campagna d’istruzione 2020 dell’Amerigo Vespucci, si sta svolgendo con modalità non consuete; in relazione al problema Covid-19, infatti, non sono state possibili le consuete aperture al pubblico, durante le soste del Veliero nei vari porti italiani. Chissà quando sarà possibile tornare a camminare fra quei legni e quelle corde.

Beh, a questo punto, se dovessi trovare una morale a questa avventura, direi proprio che per andare a caccia di bellezza occorrono due ingredienti fondamentali: la perseveranza (come ci insegna la nave più bella del mondo) e l’incoscienza del “carpe diem”, perché ogni momento è quello buono per superare le proprie paure e spalancare lo sguardo ad orizzonti più ampi, proprio come quelli di cui si saziano i marinai.

Vi lascio così, con lo sguardo rivolto ai panorami che sanno di infinito e vi saluto con un’ultima precisazione: quella nave fu solo il primo malloppo per la nostra caccia al tesoro… perciò, al prossimo bottino!

Mary

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