
Quand’è che si diventa grandi? E che sapore, colore, spessore ha la genitorialità? Cosa significa educare? Come fiutare la strada giusta…e giusta, poi, per chi? Qual è il confine tra educazione e scolarizzazione? Cosa ci aspettiamo, noi adulti, alla fine del ciclo scolastico dei nostri ragazzi? Quante strade conosciamo e percorriamo per garantire il pieno sviluppo della (loro) persona, e della nostra? Com’era essere bambini ai nostri tempi e com’è ora? Come stanno i bambini?
Queste domande e molte altre mi hanno tolto il respiro per anni.
Così, per rispondere ad esse, ho iniziato ad approfondire temi come la Pnl, il coaching, l’educazione emotiva, gli stili di apprendimento e le intelligenze multiple; ho sbirciato nel mondo delle neuroscienze, della pedagogia, strizzando l’occhio anche alla filosofia, perché avevo un forte bisogno di colmare dei vuoti. È stato entusiasmante accorgermi che in ogni scatola che aprivo, libro che sfogliavo e persona che ascoltavo riuscivo a trovare risposte, anzi meglio! Ovunque ritrovavo una parte di me che mi raccontava che quei vuoti erano parti spente o soffocate della mia personalità più autentica. Molte di quelle verità io le avevo dentro, dovevo solo liberarle.
È stato affascinante testare praticamente che il significato autentico di educare è edùcere, cioè tirar fuori ciò che si è, sgorgando come una fonte, per sé e per gli altri.
Per cui eccomi qua, con un bizzarro diario, ad estrarre dal cuore emozioni e significati donati da ogni evento di vita e a raccogliere i segnali che l’universo a volte mi regala.

Non ho semplicemente voglia di condividere le mie avventure, ma intendo prestarvi le lenti con cui io le coloro e le riempio di senso, così da potervi illustrare, sussurrandole, le soluzioni a cui sono arrivata, e magari chissà, anche voi troverete qualche risposta.
Per cominciare, mi piacerebbe raccontarvi di quella volta che sono stata consolata dalle 7 colonne delle libertà e da una statua in vetroresina che mi ha parlato, mostrandomi il fascino del percorso appena intrapreso.
Iniziamo.
È il 17 luglio, sono in viaggio per il mio compleanno; questo il mio regalo: riaprirmi alla vita moderatamente nomade, dopo il lungo confinamento degli ultimi mesi. Da circa due settime ho inviato la dichiarazione di ritiro scolastico e di scelta di educazione parentale, alla scuola statale di mio figlio; come prassi ho notificato il tutto con Pec sia al Preside dell’istituto, che al Sindaco.
Come sono arrivata a questa decisione ve lo spiegherò la prossima volta, per ora ritorniamo al mio regalo itinerante. Dunque, dopo questa comunicazione, sono emozionata e pensierosa allo stesso tempo; non è stata un scelta facile né indolore, ma le notizie che piovono da tv e radio in questo periodo, rafforzano, seppur amaramente, la mia scelta.
Per capirci, sto festeggiando i miei natali nel luglio 2020, un mese torrido non solo per le temperature, ma soprattutto per il surriscaldamento degli animi umani, spinti dalla necessità di ridisegnare una scuola sicura per i nostri figli, reduci (indenni?) dalla appena passata pandemia.
Come detto, sono in viaggio. La meta? Il lago di Piediluco in Umbria.
Tutta la mia famiglia è con me e questo dovrebbe bastarmi per placare la strisciante inquietudine che è lì, pronta ad aggredirmi al primo segnale; in questi luoghi sono alla ricerca di bellezza e di leggerezza, da assaporare con la curiosità fanciullesca dei miei figli, ma dentro ho un balletto emotivo tra paura, stanchezza e curiosità per il futuro, che comunque mi spinge oltre al “qui ed ora” di questo preciso momento. A distogliermi da questa danza emozionale arriva la scultura di Turcaro intitolata “Le Libertà”.
Non sono io ad andare da lei, è lei ad avvicinarsi a me. Mi tirano letteralmente fuori dal pantano dei miei pensieri, 7 Colonne colorate, che svettano in alto, ancorate al suolo e dinamiche allo stesso tempo. Per vederle tutte occorre per forza alzare lo sguardo e guardare il cielo. Dietro di esse lo spettacolo delle acque del lago. Confesso che in quel momento ho percepito che dovevo cogliere un qualche significato che non mi è stato immediatamente chiaro però.



È stato forse per questa mia sordità che il destino mi ha fatto incontrare un altro artista, sempre nella stessa giornata. Dal lago ci spostiamo, infatti, verso Il borgo medievale di Torre Orsina, situato in piena Valnerina ternana e qui, a distogliermi dai miei tormenti, questa volta è la copia della scultura di Aurelio de Felice “Non uccidete i nostri figli”. Per me, che non capisco nulla di arte, essa si è presentata come una enorme pietra con le emerse sembianze di una mamma, il cui volto è rivolto verso l’esterno, quasi a mimare il cenno di chi ti indica la strada, che tra le braccia cinge un bambino. Questa mamma di pietra (in realtà vetroresina, ma vabbè…) mi racconta silenziosamente che quel bimbo è suo figlio e che occorre spostare lo sguardo dietro di lei, verso il meraviglioso scorcio naturale da cui possono vedersi, lontane, le cascate delle Marmore, ben visibili nel loro fragore controllato. Ancora acqua quindi.

Insomma, qualcosa mi ha suggerito quei segnali dovevo proprio interpretarli: libertà, maternità, acqua.
Perciò, tornata a casa, dopo qualche giorno di metabolizzazione, mi metto alla ricerca e subito trovo il significato che lo stesso Turcaro ha assegnato al suo capolavoro «Le Libertà sono strutture longilinee in spinta verso l’alto, per cercare di evadere verso uno spazio più consono alla loro natura. Erette verso il cielo e raggruppate, rappresentano i desideri a cui ogni persona può ambire anche in senso astratto, e le volontà di uscire contro i vari veti e tabù che incatenano alle obbedienze diurne e ai conformismi che pullulano intorno a noi e dentro di noi, alle abitudini della nostra esistenza corporale societaria».
A corredo di questa fantasiosa ricostruzione, cerco anche il senso simbolico dell’acqua a cui per tradizione si attribuiscono le qualità di emozione, intuizione, adattabilità; l’acqua simboleggia anche la purificazione. Ma la metafora più forte del significato di questo elemento naturale è quello che accosta essa alla morte seguita dalla rinascita. Mi vengono ancora i brividi se ripenso a come quella roccia dalle materne fattezze umanoidi, dirigeva il mio sguardo verso le cascate, urlando col suo titolo, tutta la sua preoccupazione – Non uccidete i nostri figli, non uccidete i nostri figli! – costringendomi a guardare oltre.
Ora che ci penso, anche il numero di colonne è particolare. Sette sono i colori che percepiamo dell’arcobaleno e 7 è il mio numero preferito, il cui valore simbolico rappresenta ogni forma di scoperta e conoscenza. Questo numero indica l’esplorazione delle parti più intrinseche dell’esistenza fino a giungere alla scoperta, non solo del suo scopo, ma anche del suo significato può profondo.
Wow!
Ora, per favore, provate ad indossare le mie lenti e mettete insieme tutti questi simboli…



Vedete? In qualche modo un ristoro ai miei tormenti l’ho avuto, ma la risposta non l’ho trovata nel comune sentire umano, costellato di rassicuranti convenzioni e indiscutibili saperi; l’ho scovata lanciandomi in alto con quelle sette libertà trasformate in colonne e parlando con una “pietra non pietra”, che mi ha fatto notare di come l’acqua, essenziale per la vita, possa assumere la placidità di un lago o l’irruenza di una valanga.

A proposito di essa, una citazione di Lao Tzu recita “Ecco come bisogna essere! Bisogna essere come l’acqua. Niente ostacoli – essa scorre. Trova una diga, allora si ferma. La diga si spezza, scorre di nuovo. In un recipiente quadrato, è quadrata. In uno tondo, è rotonda. Ecco perché è più indispensabile di ogni altra cosa. Niente esiste al mondo più adattabile dell’acqua. E tuttavia quando cade sul suolo, persistendo, niente può essere più forte di lei”.
Che dire? Siete riusciti a impregnarvi anche voi di questa metaforica pioggia di allegorie, arrivate naturalmente e d’improvviso come temporali estivi?
Che poi, a conti fatti, il viaggio che mi sono regalata veramente è stato quello che ho fatto interiormente; l’esito del raccolto è quindi frutto di ciò che era dentro di me, catapultato fuori come attratto da una forza magnetica simile a quella di una calamita.
Ecco qua, vi ho raccontato di come in questo luglio 2020, proprio il giorno del mio compleanno, ho capito che la mia scelta di educare i figli in libertà, fosse più che giusta per la loro dimensione. In quella occasione infatti ho avuto l’onore di parlare con “mamma pietra” e amica acqua e ho colto l’occasione di volare con i 7 colori dell’arcobaleno, trasformati in libere colonne di ferro scagliate sulla terra, rimbalzate al suolo e rischizzate nuovamente verso il cielo.
Non è uno sguardo fanciullesco questo? E qual è il modo migliore di stare con i bambini se non elevarsi al loro livello e leggere il mondo con curiosità, fantasia e creatività? Quante cose abbiamo imparato?
Forse un giorno vi confiderò anche il modo in cui ho ottenuto queste lenti magiche con cui osservo il mondo con gli occhi di bambina, per ora vi lascio la mia personale risposta circa la domanda con cui ho aperto questo articolo: quand’è che si diventa grandi?
Ebbene, per me si diventa grandi quando si prende in mano la mappa delle proprie adulte convinzioni, la si guarda con occhi teneramente consapevoli, si disattiva il senso di colpa (di cui almeno io ero colma) e responsabilmente si decide di cambiare strada, per vivere il tempo che ci è concesso con l’entusiasmo e la curiosità dei piccini.
Vi auguro che possiate pasticciare, almeno una volta nella vita, con la stessa felicità di cui sono piene le mani dei bambini.
Dei bambini mi piace il loro chiudere le mani e metterle dietro la schiena, come a nascondere segreti.
E mi piace ancor di più quando aprono le mani, danno fiducia al mondo, respirano forte e con la punta delle dita toccano l’invisibile.
(Fabrizio Caramagna)






Mary, come sempre, leggendoti ti sento dentro di me e mi fai venire i brividi.
Libertà e speranza a te e ai tuoi splendidi figli! Come sono fortunata ad averti conosciuta
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Brunella, la fortuna è stata tutta la mia. Senza di te e le altre non sarei mai riuscita ad essere qui. Tu sei uno dei miei raggi di sole, che mi bagna di luce positiva e preziosa. Grazie a te!
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